Veleno - Cineclub Arsenale APS

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VELENO

di Diego Olivares

Durata: 102'
Luogo, Anno: Italia, 2017
Cast: Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Salvatore Esposito


Sinossi

Cosimo e Rosaria vivono in un paese del casertano, dove cercano di tenere il loro allevamento di bufale al riparo dalle mire delle ecomafie, che stanno avvelenando il territorio attraverso l’interramento di rifiuti tossici. Il fratello di Cosimo, Ezio (co-proprietario della tenuta) e sua moglie Adele, sarebbero invece orientati a cedere alle pressioni dei clan, rappresentate dall’ambiguo avvocato Rino Caradonna, e a vendere la loro parte di terreno. Cosimo e Rosaria, che aspettano un bambino, non si danno per vinti, ma la coppia dovrà fare i conti col potere criminale che, nei fatti, soggioga l’intero paese…


Critica

Il secondo lungometraggio del napoletano Diego Olivares (il primo, I cinghiali di Portici, risale addirittura al 2003), nei suoi propositi divulgativi rispetto a una precisa problematica (l’avvelenamento della terra nei territori del sud, ad opera della criminalità organizzata) resta piuttosto asciutto, secco, privo di retorica. L’impeto di denuncia passa qui per un naturalismo minuto, che parte dalla scelta di far recitare gli attori in dialetto stretto (rendendo necessaria la sottotitolazione praticamente per tutti i dialoghi). I toni desaturati della fotografia portano in quadro un territorio che si muove tra il nero della notte, quello che fa da sfondo alle azioni criminali della banda del boss Donato Vasile (un efficace Nando Paone in veste drammatica) e un giorno segnato dal grigio delle discariche abusive, dei vicoli di un paese già irrimediabilmente contaminato, di una convivenza forzata con compromessi (im)morali che restano profondamente radicati nel senso comune. Proprio il personaggio del protagonista Cosimo, dall’inflessibile etica resistente, si va a contrapporre alla disillusione e all’opportunismo di suo fratello Ezio, che da quella comunità cerca di ottenere il maggior beneficio possibile per poi fuggirne. In questo, la sceneggiatura delinea una credibile geografia di rapporti affettivi e familiari, la cui valenza intrinsecamente “sociale” (per il modo in cui le azioni dei personaggi hanno ricadute sui più generali equilibri di potere del territorio) sostituisce efficacemente un approccio più esplicito e didascalico alla materia. Una galleria di volti, caratteri e contrastanti pulsioni, nella quale spiccano le figure di Rosaria (a cui dà il volto una sorprendente Luisa Ranieri), moglie e futura madre non arresa, e quella di Rino Caradonna (interpretato da Salvatore Esposito) viscido avvocato che si accorgerà (troppo) tardi di come il veleno che contamina (metaforicamente e concretamente) il territorio sia ormai penetrato nella sua stessa famiglia.

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