SAN ROSSORE 1938 80° DELLA FIRMA DELLE LEGGI RAZZIALI ITALIANE - Cineclub Arsenale APS

SAN ROSSORE 1938 80° DELLA FIRMA DELLE LEGGI RAZZIALI ITALIANE

In un luogo a due passi da noi – la tenuta di San Rossore - iniziò il calvario degli ebrei italiani. Fu lì, infatti, che il 5 settembre del 1938, Vittorio Emanuele III firmò il primo provvedimento in difesa della razza: “Regio decreto n. 1381 - Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”.

Era la concretizzazione di un’intenzione annunciata già nel ‘37 da un libello di Paolo Orano, “Gli ebrei in Italia”, il primo atto di una campagna di discredito e falsità, che comprese anche la ristampa e la diffusione di un testo, già noto come clamoroso falso storico: “I protocolli degli Savi Anziani di Sion”. Le leggi dovevano trovare il loro humus nel favore dell’opinione pubblica.

Il decreto di quella prima firma fu poi integrato con quello sulla scuola che promuoveva “la necessità assoluta e urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana” allontanando tutti i docenti e gli studenti ebrei. Dopo aver disegnato il profilo burocratico dell’appartenente alla razza ebraica, si vietarono matrimoni misti, si cancellarono gli ebrei dagli impieghi pubblici, dalle aziende partecipate, dall’esercito, dalle banche. Successivamente, sempre a San Rossore, altre firme, nel ‘39, nel ‘40, nel ‘42, in cui gli ebrei venivano, come in un crescendo, impediti dall’esercitare professioni, e si completò l’azione di spoliazione dei loro beni e immobili. La conseguenza estrema delle leggi di quegli anni furono la deportazione e lo sterminio.

Nel nostro paese (che vide nascere campi di concentramento e smistamento: Calvari, Bagno a Ripoli, Bagni di Lucca, Tonezza, Forlì, Fossoli, San Sabba), in nome di quelle leggi, furono organizzati rastrellamenti che talvolta culminarono in stragi sul posto, come sul lago Maggiore, 54 morti, o in deportazioni: dal cuneese, da Merano, dal ghetto di Roma dove la comunità, dopo aver accettato l’imposizione di una taglia che fu consegnata, dall’alba al tramonto del 16 ottobre ‘43, subì il più organizzato rastrellamento mai visto, con la deportazione di più di1000 persone.

Come per un segno del destino, sempre a Pisa, si chiuse questa infame parentesi con uno degli atti più feroci e gratuiti che, nell’agosto del ‘44, vide l’eccidio di Giuseppe Pardo Roques e degli undici ospiti della sua abitazione in via Sant’Andrea. Gli ebrei italiani vittime dell’Olocausto furono oltre 7 mila.

Le università italiane furono coinvolte e, spesso, complici di tutto questo. Solo nel nostro ateneo furono espulsi venti docenti e quasi trecento studenti e fu impedita l’iscrizione degli studenti ebrei negli anni successivi al ‘38.

Le iniziative che l’Ateneo intraprende, in collaborazione con Scuola Normale, Scuola Sant’Anna e IMT, sono anelli di una catena di messaggi fra la storia, la memoria e l’oggi.

Si torna a Pisa 80 anni dopo, non solo perché qui furono siglati i decreti, ma perché il sistema universitario pisano, nel campo, per molti aspetti, un’eccellenza internazionale, ritiene di dovere guidare un'azione di risarcimento, coinvolgendo tutti gli atenei d'Italia, offrendo i risultati della ricerca internazionale sul tema e molte altre iniziative di divulgazioni, per trasferire memoria e consapevolezza alle generazioni future.

Davide Guadagni

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