8 ½ - Cineclub Arsenale APS

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8 ½

di Federico Fellini

Durata: 138'
Luogo, Anno: Italia, 1963
Cast: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée, Sandra Milo, Rossella Falk


Sinossi

Guido è un regista, quarantenne, un po' stanco. Tutto ciò che lo riguarda è stanco: il rapporto con la moglie, col suo produttore, con gli amici, persino con l'amante. Naturalmente l'ispirazione si è fatta sottile, le idee sono rare e astratte, la pigrizia avanza. Ha fatto costruire un'immensa e costosa impalcatura che forse servirà per un film di fantasia, forse. Infatti lo stesso Guido non sa perché l'abbia fatta costruire. Intorno a lui si muovono tutti i "fenomeni" del cinema: tecnici che urlano, amanti di produttori, velleitari che propongono sceneggiature, anziane attrici che aspirano a un ultimo colpo di coda. Guido rincorre idea dopo idea, tutte scialbe e abbandonate.


Critica

Federico/Guido si impegna sfidando continuamente se stesso e riesce ad ammaliare il mondo con la sua aggressiva e irresistibile sfrontatezza teorica. Ma, in fondo, non è questo ciò che conta. E Fellini, ancora una volta, lo sa: da fedele amante del circo sa bene che la grandezza di uno spettacolo non si misura nel “numero” a effetto, ma in quel che c’è nel “mezzo”, nel retroscena della vita dove ci si gioca tutto per riuscire a ricevere l’applauso finale. Ed è nel mezzo di sequenze perfette e studiatissime nella loro minuziosa orchestrazione filmica (ammettendo raramente la rosselliniana pressione del fuoricampo) che in 8 ½ si riesce comunque, “magicamente”, a sentire l’anarchia di uno sguardo bambino e spaventato (gli occhi sempre in campo di Mastroianni, asa-nisi-masa), che chiede lumi ai suoi genitori morti cercandone disperatamente di nuovi (produttori, compagne, intellettuali) per arrivare alla conclusione che far naufragare tutta l’impalcatura della macchina/cinema per lasciare libero il “vento” del sentimento è la sola strada percorribile. Tornare semplicemente a essere la creaturella che vaga sorridente tra le ombre e le donne: “ma che cos’è questo lampo di felicità che mi fa tremare, mi ridà forza, vita…”

E allora: uno dei grandi meriti di questo film – forse ciò che lo renderà “eternamente” contemporaneo – è l’essere riuscito a configurare con sincerità lancinante che l’inadeguatezza dell’uomo/regista di fronte alla complessità dell’esistere è il vero cuore pulsante del Cinema. La sua imperfezione. Perché il cinema non fotografa la vita, è vita, e forse in questa consapevolezza a monte si possono tracciare sotterranee linee di contatto tra due “universi” per il resto straordinariamente paralleli come quelli di Fellini e Rossellini. Insomma nella sua geometrica nettezza formale 8 ½ è il film che spalanca le porte al secondo periodo della produzione dell’autore: quello dell’eterno Block Notes di un regista (i personali “appunti” su Satyricon e Casanova, Roma e le donne) e dei formidabili ritrattini umani (dalle piccole Amarcord agli amati Clown, dalla sublime Intervista ai fantasmi di Ginger e Fred). L’uomo che ha conquistato il mondo restando un “ragazzo di provincia” come diceva Orson Welles. L’uomo che cercava solo la voce della luna in fondo a un pozzo. L’uomo che sino all’ultimo ha profeticamente continuato a urlare la vita (Viva il cinema!) a ogni primo e fragile vagito di morte…

Pietro Masciullo, sentieriselvaggi.it