Alien: Romulus - Cineclub Arsenale APS

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ALIEN: ROMULUS

di Fede Alvarez

Durata: 119'
Luogo, Anno: USA, Gran Bretagna, 2024
Cast: Cailee Spaeny, Isabela Moner, Archie Renaux, David Jonsson (II), Aileen Wu


Sinossi

Tornano ancora una volta gli xenomorfi, la Weyland-Yutani Corporation e un equipaggio in larga parte destinato al massacro. Ambientato tra il primo e il secondo capitolo, con la partecipazione di vari artisti che avevano lavorato con James Cameron su Aliens - Scontro finale, il nuovo film della serie è uno "stand alone" ossia un titolo autonomo. Non ha l'ambizione di guidare il franchise verso una nuova saga, bensì "solo" di tenerlo in vita con una storia forte che si regge sulle proprie gambe. Interpretato da un cast di giovani di belle speranze segue idealmente il modello a basso budget e idee forti di Prey, infatti è stato originariamente pensato per la piattaforma streaming Hulu. Ma visto il buon riscontro di quel film, che di certo grazie al passaparola sarebbe andato bene anche in sala, questa volta la Disney azzarda la distribuzione cinematografica.


Critica

Torna alle origini la saga di Alien per il suo primo film targato Disney. Fede Álvarez ci mette la visceralità basilare da B-Movie, ma l'omaggio ai capitoli precedenti della saga ne deraglia la purezza.

Alien: Romulus è infatti soprattutto un medley dei film precedenti e Álvarez, che pur trova diverse buone idee di sceneggiatura e messa in scena, finisce per adagiarsi troppo nel ruolo di una cover band. I richiami ai capitoli trascorsi sono infatti evidenti, ma le dinamiche tra i personaggi hanno un elemento interessante nel rapporto che gli altri hanno con l'androide Andy, interpretato da un notevole David Jonsson, già ottimo in Industry ma qui per la prima volta con una chance significativa sul grande schermo. Per Rain, Andy è tutto quel che le resta del padre e davvero è come un fratello, tanto che non ha il coraggio di dirgli che nel pianeta dove vogliono andare lui sarebbe dismesso. Per un altro membro della banda invece rappresenta la logica corporativa che gli ha sottratto la madre e l'ha portato a odiare tutti gli androidi. Andy inoltre è fondamentale per la missione perché solo lui, in quanto prodotto dalla Weyland-Yutani, può sbloccare certe aree della stazione orbitante. Non bastasse questo, Andy finirà anche posseduto da un modulo della compagnia che gli fornisce un netto upgrade ma ne cambia pure le direttive.

Come in Prometheus e in Alien: Covenant la trama gira così, in larga parte, intorno all'androide, ma in modo del tutto diverso e legato sia alle emozioni degli umani intorno a lui, sia al tema corporativo che è sempre stato presente nella serie. Tanto che Álvarez resuscita digitalmente lo scomparso Ian Holm per le fattezze del sinistro androide di bordo. Di solito sarebbe un'operazione di cattivissimo gusto ma qui è efficace perché l'androide è molto malmesso e quindi non deve recitare come un vero umano: il suo volto è solo una maschera e che sia ontologicamente e pure manifestamente disumana è coerente alla narrazione, oltre che un omaggio al primo film.

Ma Alien: Romulus non si accontenta di tornare a Ridley Scott e nel secondo atto mette i protagonisti di fronte a un nido di xenomorfi, spostandosi in zona James Cameron. Ci sono poi alcuni elementi che riprendono gli esperimenti genetici di Prometheus e il finale richiama ampiamente Alien - La clonazione di Jeunet. E, per inciso, il regista ha spiegato di aver citato anche il videogame "Alien: Isolation", attraverso i telefoni di bordo e il modo in cui sono legati al precipitare degli eventi.

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