ALLONSANFÀN - Cineclub Arsenale APS

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ALLONSANFÀN

di Paolo e Vittorio Taviani

Durata: 115'
Luogo, Anno: Italia, 1974
Cast: Marcello Mastroianni, Lea Massari, Mimsy Farmer, Laura Betti


Sinossi

Siamo nel 1816 durante l'ondata della restaurazione a seguito del Congresso di Vienna, con Napoleone a S. Elena e gli Austriaci a Milano. Il patrizio Fulvio Imbriani, ex giacobino ed ex ufficiale napoleonico liberato dal carcere ove era finito per la sua appartenenza ai Fratelli Sublimi, rientra in famiglia e lì, tra agi borghesi e ricordi domestici, decide di abbandonare la Carboneria. L'arrivo di Charlotte, la donna che lo ha reso padre di Massimiliano, lo coinvolge a causa dei fondi portati dall'Inghilterra per una rivoluzione nel Sud d'Italia. Nella villa degli Imbriani si consuma il primo tradimento di Fulvio che, inoltre, ruba il denaro per assicurare al figlio la pensione presso un istituto. Un'altra donna, Francesca, lo costringe a riprendere i rapporti con i congiurati. Guidati da Vanni Peste, Fulvio ed i restanti Fratelli Sublimi, pervengono in una terra del Meridione ove di nuovo il patrizio milanese tradisce, provocando l'eccidio dei compagni. Fulvio però rimane a sua volta vittima di un equivoco; e solo il giovane idealista, Allonsanfàn sopravvive fisicamente e come simbolo di fiducia nella rivoluzione ...


Critica

In Allonsanfan c’è una cosa a cui ci siamo attenuti anche nei film precedenti: abbiamo usato la storia e il passato per parlare del presente. Noi abbiamo sempre fatto così. Quando in una storia del passato trovavamo qualcosa di affine a certi stati d’animo che vivevamo, allora prendevamo quel periodo storico scomponendolo, ricomponendolo, facendo un’opera di sincretismo storico e non rispettando la storia. Perché se un professore di storia analizzasse Allonsanfan direbbe che è tutta una follia. Come San Michele, del resto. Ad esempio, i costumi di San Michele sono assolutamente falsi, da quando lui va in prigione a quando esce sono passati appena dieci anni, e le modificazioni nei costumi erano state poche, ma noi dicemmo alla costumista che volevamo che questo passaggio si sentisse molto forte, non ci importava se alcune cose erano venute in uso vent’anni dopo... Nel momento di Allonsanfan sentivamo in noi e fuori di noi questa forza orrenda della restaurazione, di una restaurazione violenta che avveniva dopo gli anni Sessanta — non dico il ‘68, dico gli anni Sessanta perché è più complesso e più giusto — e sentivamo che l’opera di restaurazione fatta dal potere non era solo del potere ma agiva anche su qualcosa che era nel profondo di noi. Allora abbiamo detto: analizziamo un po’ con un film (per noi l’unico modo di analizzarci è fare un film) cosa c’è dentro di noi di restauratorio su cui può agire il potere, desideri rimossi durante gli anni Sessanta, cioè quando la scelta del politico aveva fatto mettere in ombra nella nostra vita altri amori, amori intesi proprio nel senso dell’amore, la riscoperta dei figli, la riscoperta della casa, insomma tutti quegli splendori a cui avevamo rinunciato e che invece la restaurazione riproponeva come un trabocchetto con un fondo di verità, giocando sulla tua necessità di ristabilire un equilibrio nella tua esistenza. Studiando il periodo della restaurazione, gli anni dopo la Santa Alleanza, e leggendo vari libri vi trovammo storie, confessioni di personaggi che erano vicine alla sensazione che noi avevamo. Storicamente non c’è mai un parallelo tra storia del passato e storia presente, mai, però, emotivamente, andava bene. D’altro canto avevamo sempre davanti l’esempio del più grande uomo di spettacolo della storia dell’umanità: Shakespeare. Quando usava la storia romana certamente non era la vera storia romana, ci metteva un pizzico di suo, se la palleggiava a seconda degli umori del momento storico che stava vivendo. Non bisogna avere paura di utilizzare i temi del passato e quelli della storia dell’uomo quando si avvicinano ai tuoi... Sartre e Goethe hanno fatto uno Il diavolo e il buon Dio, l’altro il Goetz von Berlichingen: è lo stesso personaggio ma sono due esseri completamente diversi, la storia è completamente diversa e però, indubbiamente, quel personaggio aveva qualcosa di appassionante per entrambi, mantiene una sua verità sia con l’uno sia con l’altro autore. (...)

Paolo Taviani, digilander.it