Amate Sponde - Cineclub Arsenale APS

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AMATE SPONDE

di Egidio Eronico

Durata: 78'
Luogo, Anno: Italia, 2023
Cast:


Sinossi

L'Italia oggi vista in un lungo percorso costituito da immagini suoni e silenzi per costruire un ritratto dello stato della nostra penisola. Si parte dal passato remoto e da tradizioni che ancora si perpetuano per giungere ai livelli massimi della tecnologia non dimenticando l'osservazione degli esseri umani nel loro quotidiano ed anche nella loro eccezionalità.


Critica

Amate sponde è una sinfonia che fluisce con una varietà di accenti e annotazioni senza che le parole vi abbiano dimora. Ha la struttura di un viaggio quest'opera di Egidio Eronico (definirla documentario equivarrebbe ad offrirne un'immagine non consona) ma è un on the road dell'anima profonda (ma non per questo non contraddittoria) dell'Italia. Il modello remoto sembrano essere i tre film diretti da Godfrey Reggio Koyaanisqatsi, Powaqqatsi e Naqoyqatsi. Solo dal punto di vista della costruzione per suoni ed immagini però, non certo per i contenuti. Perché questi ultimi sono dettati dal desiderio profondo di andare a conoscere un'Italia crogiuolo (a volte inconsapevole) di una congerie di presenze, attività, tradizioni e costumi che ne fanno un soggetto da continuare ad osservare ed esplorare. La musica composta da Vittorio Cosma detta il ritmo della narrazione e al contempo vi aderisce avendo anche però l'accortezza (l'umiltà) di lasciare spazio ai silenzi. Che diventano estremamente significativi proprio perché inseriti con metodo all'interno di un fluire di suoni. La camera di Eronico e il suo montaggio sottolineano contrasti ma anche convergenze, mostrano un'Italia che ha ancora aree bisognose di sviluppo ma che è anche molto avanti sul piano tecnologico. Che poi ci sia una sequenza in cui si alternano ritualità differenti non è da considerare come un esercizio retorico ma piuttosto come un'evidenziazione di una realtà che alcuni preferiscono non vedere o che vorrebbero addirittura limitare. C'è poi un discorso che si muove sul ritmo di montaggio che va oltre la descrittività prendendosi la libertà di gestire il flusso delle immagini lasciando allo spettatore il compito di produrre associazioni mentali che non siano necessariamente etero dirette.

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