Amici miei- Atto II - Cineclub Arsenale APS

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AMICI MIEI- ATTO II

di Mario Monicelli

Durata: 121'
Luogo, Anno: Italia, 1982
Cast: Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Adolfo Celi


Sinossi

Capitolo secondo delle avventure goliardiche dei quattro amici toscanacci. Per due ore si assiste ad una girandola di scherzi e disavventure private del presente, che si alternano a flash-back che propongono vecchie avventure di quando era ancora vivo il Perozzi (il quinto amico interpretato da Philippe Noiret, che muore alla fine di Amici miei). Tutto bene finché all'improvviso una trombosi blocca su una sedia a rotelle il Mascetti. Si ride ancora.


Critica

Ecco la seconda parte delle proverbiali avventure dei "cinque madrigalisti moderni" -ora rimasti in quattro- alle prese con le più disparate questioni (il figlio del Perozzi e la relazione con la moglie del fornaio durante l'alluvione di Firenze, l'improbabile conversione del Melandri al cattolicesimo, la figlia del Mascetti che resta incinta). Per ovviare alla morte del Perozzi, avvenuta alla fine del primo atto, buona parte del film si snoda lungo diversi flashback. Varie le scene memorabili, dal coro al concorso di Pistoia sino al raddrizzamento della torre di Pisa, passando per la via crucis del Melandri.

Si ride, e di quella proverbiale comicità che ha reso la saga di Amici Miei un vero e proprio cult, ma anche in questo secondo atto la geniale verve dei personaggi monicelliani lascia spazio a consistenti dosi di malinconia che mettono a nudo quel senso di vuoto a cui le "zingarate" divengono necessario antidoto esistenziale. Il personaggio del Mascetti ne è l'incarnazione e, tutta la sua storia, lungo i due capitoli della saga, alterna alle fulminanti esibizioni comiche forti lampi di tristezza che esplodono in tutta la loro lancinante potenza nelle scene della tenuta di campagna e della competizione sportiva per disabili.

Insomma, questa seconda parte di Amici Miei tiene pienamente testa alla prima, e riesce a fare al meglio ciò per cui, a distanza di decenni, la si continua a ricordare - assieme alla precedente - tra i lavori che ricoprono di diritto un posto d'onore nel filone della commedia all'italiana e non solo: far ridere, con una forza dirompente, ed al contempo riflettere e commuovere.

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