Beau ha paura - Cineclub Arsenale APS

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BEAU HA PAURA

di Ari Aster

Durata: 179'
Luogo, Anno: USA, 2023
Cast: Joaquin Phoenix, Armen Nahapetian, James Cvetkovski, Patti LuPone, Zoe Lister-Jones, Amy Ryan, Nathan Lane


Sinossi

Il quarantanovenne Beau soffre di gravi disturbi mentali ed è ancora vergine perché convinto dalla madre che se raggiungesse l'orgasmo morirebbe - come accaduto (gli si dice) a suo padre nel momento in cui l'ha concepito. Vive nella paranoia e immagina la città intorno a lui come un inferno, in cui un serial killer si aggira nudo per le strade e i cadaveri vengono lasciati marcire in mezzo agli incroci. Dovrebbe partire per raggiungere la madre, ma in una sequela di atti mancati riesce a farsi rubare le chiavi di casa e il bagaglio, inoltre un incidente con uno psicofarmaco precipita ulteriormente la sua condizione psichica. Investito da un'auto, si risveglia a casa degli amorevoli Roger e Grace, ma non è che la prima tappa di un viaggio allucinante...


Critica

Come nell'Ulisse di Joyce, un protagonista ebreo attraversa un'Odissea interiore, che dilata una vicenda di per sé relativamente ordinaria in un inarrestabile flusso di coscienza. Beau perde però molto presto qualsiasi contatto con la realtà e la sua è una discesa nel delirio, che trasfigura elementi, desideri e incubi della sua esistenza. C'è per esempio una figura che chiede aiuto, ma che allo stesso tempo è anche una presenza minacciosa, una sorta di fratello mancato, come il gemello di Beau che appare in uno degli ultimi atti del film. La figura che chiede aiuto è in fondo Beau stesso, così come la rabbia del "fratello putativo" Jeeves è quella che Beau, per tutta la vita, non ha mai saputo liberare. Allo stesso modo la presenza paterna, a tratti saggia e quasi catartica, a tratti mostruosa e grottesca, dipinge un rovello psichico insolubile per il protagonista che non l'ha mai conosciuto. Beau è sostanzialmente un inetto nel senso più pieno del termine, non solo per la emblematica verginità, ma perché la sua vita non sembra ammontare a nulla, totalmente schiacciata dalla figura materna. Non a caso il film si apre con un parto, visto più o meno in soggettiva, e si chiuderà in una caduta nell'acqua, come in un ritorno al liquido amniotico. Nel prologo sentiamo la voce della madre disperata perché il figlio non respira e solo quando finalmente piange, il film volta pagina e ci ritroviamo con Beau adulto dal suo psicanalista, che lo cura con psicofarmaci. Farmaci onnipresenti nella casa di Roger e Grace, che nel secondo atto lo adottano e lo accudiscono quasi come un bambino, in una sorta di contraltare all'assoluto isolamento in cui viveva nel suo appartamento. Ma tanto la solitudine, quanto una famiglia che non vuole lasciarlo andare, sono soffocanti.

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