loading...

BLOW-UP

di Michelangelo Antonioni

Durata: 112'
Luogo, Anno: GB, 1966
Cast: David Hemmings, Vanessa Redgrave, Sarah Miles
Copia restaurata da Cineteca di Bologna


Sinossi

Thomas, un fotografo annoiato del fascino sensuale delle modelle che passano nel suo studio e nella sua vita, per reazione si propone di realizzare un fotolibro che vuol essere uno studio della vita di Londra in tutta la sua realtà. Attratto dalla calma che vi regna, si sofferma in un parco dell'East End e qui riprende le effusioni sentimentali di un uomo e di un donna; quest'ultima se ne accorge e lo insegue fino a casa per chiedergli la consegna della pellicola: è così disperata da offrirsi a lui, pur di riaverla. Con un trucco Thomas sostituisce il negativo, quindi comincia a sviluppare e ad ingrandire le fotografie. Vengono in tal modo alla luce alcuni particolari, come la mano di un uomo che tiene una pistola ed una strana ombra sull'erba che potrebbe essere un cadavere.


Critica



L’idea di Blow Up mi è venuta leggendo un breve racconto di Julio Cortázar (Le bave del diavolo). Non mi interessava tanto la vicenda, quanto il meccanismo delle fotografie. La scartai e ne scrissi una nuova, nella quale il meccanismo assumeva un peso e un significato diversi. Tonino Guerra e, per i dialoghi inglesi, Edward Bond collaborarono con me alla sceneggiatura. Guerra mi aiuta da anni, precisamente da L’avventura. Lui è romagnolo, io sono emiliano. C’è un abisso tra di noi. Forse è per questo che andiamo d’accordo. Blow Up è un film che si presta a tante interpretazioni, perché la problematica cui si ispira è appunto l'apparenza della realtà. L'esperienza del protagonista non è né sentimentale né amorosa, riguarda piuttosto il suo rapporto con il mondo, con le cose che si trova di fronte. È un fotografo. Un giorno fotografa due persone al parco, un elemento di realtà che sembra reale. E lo è. Ma la realtà ha in sé un carattere di libertà che è difficile spiegare. Questo film, forse, è come lo Zen: nel momento in cui lo si spiega lo si tradisce. (Michelangelo Antonioni). Speravo, durante la lavorazione, che nessuno potesse dire, vedendo il film terminato: “Blow Up è un lavoro tipicamente anglosassone”. Ma, allo stesso tempo, desideravo che nessuno lo definisse un film italiano.Io non so com’è la realtà... ci sfugge, mente di continuo... Io diffido sempre di ciò che vedo, di ciò che un’immagine ci mostra, perché immagino sempre ciò che c’è al di là. Il fotografo di Blow Up non è un filosofo, vuole andare a vedere più da vicino. Ma gli succede che, ingrandendolo, l’oggetto stesso si scompone e sparisce. Quindi c’è un momento in cui si afferra la realtà, ma nel momento sfugge. Questo è un po’ il senso di Blow Up.

Il mio problema per Blow Up era quello di ricreare la realtà in una forma astratta. Io volevo mettere in discussione “il reale presente”: questo è un punto essenziale dell’aspetto visivo del film, considerato che uno dei temi principali della pellicola è vedere o non vedere il giusto valore delle cose. Blow Up è una recita senza epilogo, paragonabile a quelle storie degli anni Venti dove Scott Fitzgerald manifestava il suo disgusto della vita.

Michelangelo Antonioni