Cafè Society - Cineclub Arsenale APS

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CAFè SOCIETY

di Woody Allen

Durata: 96'
Luogo, Anno: USA, 2016
Cast: Jesse Eisenberg, Steve Carrell, Kirsten Stewart


Sinossi

Anni trenta: una famiglia ebrea vive a New York e tutto scorre abbastanza tranquillo fino a quando il giovane Bobby decide di partire per Los Angeles per tentare la strada del successo nel mondo del cinema, volendo diventare un agente cinematografico, contando sull'aiuto dello zio. Nella nuova metropoli incontrerà Vonnie di cui si innamora e si immergerà nell'atmosfera pimpante della Cafè Society. Ma non tutto è come sembra e dopo aver scoperto alcune verità amare torna a casa dove grazie al fratello legato alla malavita gestisce un locale di successo e si sposa. Ma un forse non casuale viaggio di Vonnie a New York potrebbe mettere tutto in discussione.


Critica

"Café Society", quest’ultimo lavoro più di altri, specie i più recenti, è letteralmente strutturato sull’incompiuto, su storie e personaggi a cui è preclusa l’ultima parola. Perché? A quanto pare perché non vivono a pieno le “cose della vita”, siano esse relazioni amorose (e per lo più sono sempre queste con Allen), esperienze lavorative, conoscenze e via discorrendo. Il tutto però viene ancora una volta filtrato con quel finto smarrimento che è un po’ il lasciarsi la porta aperta, il non voler cedere alla parola fine; la tesi del regista è infatti piuttosto chiara, ma quest’ultimo se ne guarda bene dal reiterarla con pedanteria o da uomo con troppi anni sulle spalle, preferendo ragionare attraverso le vicende che di volta in volta racconta (nel vero senso della parola stavolta, visto che la voce fuori campo è proprio quella di Allen). Ed infatti "Café Society" ci parla di una pressoché perfetta storia d’amore andata in fumo, per scelta deliberata e non per pura casualità. La vita è un brutto affare, e se non è brutto quantomeno è complesso, però sono le persone a renderla davvero insostenibile, con le loro scelte, per lo più sbagliate, grottesche. Allen non punta il dito verso nessuno, anzi, patteggia per questi inadeguati pasticcioni che non fanno altro che commettere stupidaggini. Lui è lì accanto a loro, ride con loro ma mai di loro, e per stabilire tale empatia si getta anch’egli nella mischia, pure quando non c’è. "Café Society" già dal titolo si risolve anche nella satira, muovendo sì dal mondo del cinema per poi però approntare un discorso più ampio. Forse si tratta di una staffilata a quel periodo che si prese tutto, imponendosi con violenza sull’epoca che più di tutte Allen ama o ha amato, ossia quella fugace ma pittoresca parentesi tra la Belle Époque e l’inizio degli anni ’30. Questo film potrebbe essere speculare a Midnight in Paris, non consequenziale: lì la favola, il ritratto impossibile ma che è pur sempre piacevole finché dura; qui le ragioni per cui l’anelito di quella storia fosse per lo più infondato.

Antonio Maria Abate, cineblog.it