Che guerriglia - Cineclub Arsenale APS

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CHE GUERRIGLIA

di Steven Soderbergh

Durata: 132'
Luogo, Anno: USA/Francia, 2009
Cast: Benicio Del Toro, Demian Bichir, Joaquim de Almeida


Sinossi

Giunto all'apice della sua fama e del suo potere il 'Che' improvvisamente sparisce per poi ricomparire in incognito in Bolivia dove, con un piccolo gruppo di compagni cubani e alcune reclute boliviane, darà inizio alla grande rivoluzione latino-americana. Il destino ha però in serbo per lui una tragica fine che lo consegnerà per sempre alla storia come simbolo dell'idealismo e dell'eroismo.


Critica

A quarantuno anni dall'uccisione del comandante Che Guevara nella scuola boliviana de La Higuera ne abbiamo sentite di tutti i colori: dalle mitizzazioni esagerate alle infime delazioni, dalle solerti agiografie al revisionismo galoppante. E Soderbergh, non ha di certo intenzione di accodarsi a fans o detrattori. Semplicemente osserva l'uomo Ernesto Guevara, ritraendolo negli impacci dell'asma, nell'improvvisa e inaspettata popolarità, e soprattutto nello slancio solidaristico di lotta rivoluzionaria a favore degli oppressi. (...) Soderbergh sminuzza i dettagli del viso, del corpo e dell'abbigliamento di Guevara come ci avevano tramandato foto e filmati storici e li ricompone in modo antispettacolare, escludendo i primi piani più convenzionali e includendo improvvisi lampi di genio come la chiusura in soggettiva, dove lo spettatore diventa il Che che guarda gli occhi vuoti e le mani tremanti del suo assassino. Noi cadiamo per terra assieme a Ernesto Guevara, sentendo insieme a lui un fischio fastidiosissimo che ci porta alla morte su schermo bianco. «Non avevo intenzione di idolatrare l'icona da t-shirt - afferma senza enfasi Soderbergh - ma volevo illustrare nel dettaglio lo sforzo psichico e fisico che necessitavano le due campagne di guerriglia dirette da Che Guevara e di mostrare il processo con il quale un uomo dotato di una volontà indomabile scopre la capacità d'ispirare e spronare altri uomini alla rivoluzione. Il Che non l'avrebbe mai ammesso, ma lo stile conta. Conta sicuramente in questo film ed è un elemento cruciale per la comprensione dell'opera nel suo insieme».

Davide Turrini, Liberazione, 23 maggio 2008