Cosa resta della rivoluzione - Cineclub Arsenale APS

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COSA RESTA DELLA RIVOLUZIONE

di Judith Davis

Durata: 88'
Luogo, Anno: Francia, 2020
Cast: Judith Davis, Malik Zidi, Simon Bakhouche


Sinossi

Angèle aveva 8 anni quando a Berlino Est ha aperto il primo McDonald’s… Da allora lotta contro quella che è la maledizione della sua generazione: essere nata “troppo tardi”. Figlia di attivisti – anche se sua madre ha abbandonato da un giorno all’altro l’impegno per trasferirsi in campagna e sua sorella ha scelto il mondo degli affari – Angèle vede solo suo padre rimanere fedele agli ideali. Arrabbiata e determinata, Angèle si applica tanto nel tentativo di cambiare il mondo quanto nel darsela a gambe dagli incontri romantici. Che cosa resta della rivoluzione? La risposta è in questa commedia brillante con un’eroina un po’ Don Chisciotte un po’ Bridget Jones che indaga l’eredità intima e politica del Sessantotto e i dilemmi di oggi, invocando per se stessa e tutti noi la necessità di un cambiamento.


Critica

 Judith Davis fa il suo esordio dietro la macchina da presa non rinunciando al suo ruolo di attrice e aderendo sia fisicamente che psicologicamente al personaggio di Angela.  Lo fa con i toni della commedia che vuole provocare un pensiero senza per questo pretendere di dare risposte a priori. Perché Angela ha soprattutto domande a cui cerca una risposta in sé e negli altri. Spesso però le riposte non aderiscono a ciò che vorrebbe sentirsi dire e la chiusura a riccio o l'aggressività verbale prendono il sopravvento.  Non si può essere entusiasti per forza come lei vorrebbe nei confronti della lotta per quelli che dovrebbero essere gli ideali etici anche solo minimi di una società che voglia definirsi civile. Chi la circonda sul piano familiare o ha abbandonato il campo (come la madre) o vive di ricordi (come il padre) o si è arresa a questo mondo 'libero' (come lo definisce ironicamente Ken Loach) come la sorella.  Il bisogno di non vivere solo alla giornata o prevaricando sugli altri (vedi la scena madre del cognato) non cessa però di essere presente in lei anche se troppo spesso, sentendosi metro e misura di ogni azione, le impedisce non il compromesso al ribasso ma la più elementare (e anche più difficile da realizzare) capacità di mettersi nei panni altrui.  In un mondo in cui il cantante dei Sex Pistols cede alle sirene del denaro che proviene da uno spot pubblicitario, tutto sembra perduto ma forse non è così. Per tornare ad amare il mondo e ad aiutare veramente l'umanità è necessario ripartire da se stessi, dai rapporti con chi forse è meno lontano di quanto possa sembrare. Solo così ciò che è rimasto di quella Rivoluzione fallita può avviare un processo veramente rivoluzionario.

Giancarlo Zappoli, MyMovies