Crimini e misfatti - Cineclub Arsenale APS

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CRIMINI E MISFATTI

di Woody Allen

Durata: 107'
Luogo, Anno: USA, 1989
Cast: Martin Landau, Mia Farrow, Woody Allen, Alan Alda, Anjelica Huston, Sam Waterston


Sinossi

Judah Rosenthal è uno stimato oculista e un padre di famiglia felice; ma quando la sua amante Dolores, che non accetta di essere messa da parte, minaccia di distruggere la sua reputazione e il suo matrimonio, Judah dovrà ricorrere a una soluzione estrema. Intanto Cliff Stern, un documentarista frustrato nella professione e nella vita privata, alle dipendenze dell'arrogante cognato Lester, si innamora della regista Halley Reed.


Critica

Ritenuto un genio della comicità americana del ventesimo secolo, nel 1989 Woody Allen ha cambiato decisamente registro realizzando uno dei film più complessi e pregnanti della sua carriera, il bellissimo Crimini e misfatti, una pellicola che fonde alla perfezione i generi del dramma e della commedia ed è giustamente considerata tra le migliori opere del grande regista newyorkese. Ambientato nella cornice dell'alta borghesia ebraica di Manhattan, colta e benestante, Crimini e misfatti è strutturato secondo due intrecci narrativi indipendenti, che si incroceranno soltanto nel finale. A fare da sfondo c'è, come al solito, una New York dai toni autunnali, meravigliosamente fotografata da Sven Nykvist, collaboratore abituale di Ingmar Bergman; e proprio a Bergman, da sempre suo modello, Allen riserva una raffinata citazione, quando Judah rievoca una scena del passato nella sua casa d'infanzia (come accadeva al protagonista de Il posto delle fragole).
Il tratto comune delle due storie raccontate nel film è che entrambi i personaggi principali si trovano, seppure in maniera diversa, di fronte a delle difficili scelte morali. Il primo caso è quello di Judah Rosenthal (Martin Landau), un uomo rispettabile e facoltoso perseguitato dalla sua possessiva amante Dolores (Anjelica Huston); per liberarsi della donna ed evitare uno scandalo, Judah deciderà di assoldare un killer per ucciderla, ma poi dovrà convivere con i sensi di colpa. L'altra vicenda riguarda invece Cliff Stern (Woody Allen), un maturo documentarista che si interroga a proposito dell'esistenza, cercando la risposta nell'amore per la collega Halley (Mia Farrow) e nelle parole cariche di speranza del professor Levy, un filosofo sopravvissuto ai campi di sterminio. La sua ricerca, però, è destinata ad un doppio fallimento: Halley infatti gli preferirà il cognato Lester (Alan Alda), un volgare produttore televisivo, mentre il professor Levy commetterà un incomprensibile suicidio. Dunque, se da un lato l'umorismo tipico del regista è stemperato da un'ineluttabile amarezza (da non perdere, comunque, l'esilarante documentario anti-celebrativo girato da Cliff), dall'altro il dramma di Judah assume contorni da tragedia; è più che evidente, da questo punto di vista, l'influenza della letteratura di Dostoevskij (in primo luogo Delitto e castigo, per il tema della responsabilità morale dell'individuo) e della filosofia di Nietzsche (la realtà come uno spazio vuoto, la negazione di ogni valore certo). Emblematica la figura del rabbino Ben (Sam Waterston), allegoria della cecità umana, ma anche di una religione incapace di risolvere i nostri dubbi sulla vita e dell'assenza di Dio, indifferente alla sorte dei propri figli. In conclusione, la fiducia in una giustizia assoluta è soltanto un'illusione: il rimorso di Judah svanirà nel nulla ed il suo crimine rimarrà impunito. E a Cliff, dopo il suo confronto con l'altro protagonista, non resterà che aggrapparsi alla passione per il cinema e alla consapevolezza che "siamo solo noi, con la nostra capacità di amare, che diamo significato all'universo indifferente", augurandosi "che le generazioni future possano capire di più". Nel 2005, Woody Allen proseguirà la riflessione sul crimine e la colpa con un film analogo, l'eccellente Match point.