Dawson City - Il tempo tra i ghiacci - Cineclub Arsenale APS

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DAWSON CITY - IL TEMPO TRA I GHIACCI

di Bill Morrison

Durata: 120'
Luogo, Anno: USA, 2017
Cast:


Sinossi

Dawson City, Yukon. Anche se ufficialmente ci troviamo in Canada, si tratta di una storia tutta americana. Tra la fine dell'Ottocento e gli anni Venti, è nello Yukon che si scatena la febbre dell'oro; passano di qui decine di migliaia di persone, permettendo alla cittadina di svilupparsi freneticamente. In città esiste anche un cinema dove i film arrivano con anni di ritardo. Da quel luogo impervio, rispedire indietro le pellicole è troppo costoso, per cui vengono o distrutte o lasciate letteralmente andare alla deriva. A fine anni Settanta, poi, alcuni scavi in quello che era stato un campo da hockey riportano alla luce un piccolo giacimento di custodie cinematografiche, preservato dal ghiaccio. Molti dei film dati per perduti vengono così riscoperti, intatti grazie alla conservazione del freddo.


Critica

Il film, astratto e pensato come un viaggio ipnotico dentro l'archeologia del cinema e della nazione moderna, andrebbe proiettato insieme a Il petroliere di Paul Thomas Anderson, che ne costituisce l'integrazione opposta: una vicenda di finzione altrettanto affascinata dal passato americano. 
In virtù delle musiche dense e atmosferiche di Alex Somers (consustanziali al progetto artistico), Dawson City costituisce un esempio a sé stante di cinema documentario, che da una parte estremizza l'assunto della ricerca - in fondo è la ricostruzione di un passato attraverso migliaia di immagini e fotografie - dall'altra rifiuta di farsi mero reportage, puntando invece a farsi esperienza quasi ipnotica. Consapevole di rischiare qualcosa - c'è chi si potrebbe sentire assediato, quasi frastornato, dalla musica ossessiva e seriale, e dal ripetersi dei movimenti di macchina da e verso le immagini fisse - Morrison fa in modo che le suggestioni di questa storia vera possano esprimersi in tutta la loro vaga grandiosità. Che si tratti di una grande opera sul cinema, non vi è dubbio. Come in 45 anni era il corpo di una donna, perfettamente conservato dal ghiaccio, a riproporre la sua testimonianza di amore perduto a un uomo, mettendo in crisi il suo matrimonio, questa volta è un vero e proprio archivio involontario di pellicole, a emergere dal buio. Il cinema in pellicola, del resto, ha sempre "flirtato" con i due elementi primari: le sue sono veramente "cronache del ghiaccio e del fuoco". La pellicola infiammabile ha suscitato nei cinefili metafore di passione, calore e morte (sublimate da Tarantino nell'incendio finale di Bastardi senza gloria), mentre la pellicola ghiacciata e resa intatta dal gelo possiede minor letteratura allegorica. Dawson City, da ora in poi, ne sarà pietra miliare, per spettatori curiosi e archivisti commossi dagli avvenimenti.
Morrison, in ogni caso, fa bene a non accontentarsi dell'aforisma, per quanto sorprendente. Dagli archivi di Dawson non saltano fuori solo i vecchi nitrati, ma un serbatoio di storie, foto, documenti, lettere, giornali, documenti tutti eccezionali per come raccontano - una parte per il tutto - la nazione statunitense. E se per i media fa notizia ritrovare persino i progenitori di Trump tra coloro che mettevano in piedi un piccolo business approfittando della frontiera e della corsa all'oro, per tutti gli altri sarà difficile dimenticare la Spoon River di Dawson City.

Roy Menarini, Mymovies.it