Drive - Cineclub Arsenale APS

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DRIVE

di Nicolas Winding Refn

Durata: 95'
Luogo, Anno: USA, 2011
Cast: Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston


Sinossi

Driver (non ha un nome) ha più di un lavoro. È un esperto meccanico in una piccola officina. Fa lo stuntmen per riprese automobilistiche e accompagna rapinatori sul luogo del delitto garantendo loro una fuga a tempo di record. Ora Driver avrebbe anche una nuova opportunità : correre in circuiti professionistici. Ma le cose vanno diversamente. Driver conosce e si innamora di Irene, una vicina di casa, e diventa amico di suo figlio Benicio. Irene però è sposata e quando il marito, Standard, esce dal carcere la situazione precipita. Perché Standard ha dei debiti con dei criminali i quali minacciano la sua famiglia. Driver decide allora di fargli da autista per il colpo che dovrebbe sistemare la situazione. Le cose però non vanno come previsto.


Critica

Refn inserisce alla perfezione l’universo del suo film entro parametri che tutti conosciamo fin troppo bene: la strada, la rapina, il bottino, i tradimenti. La morte. O ancora, le enormi carreggiate di Los Angeles illuminate di arancione e viste perpendicolarmente dall’alto, che sembrano provenire direttamente da Collateral. Ma il suo non è un cinema che si pone cannibalicamente nei confronti di quello di un passato più o meno recente: piuttosto, lo utilizza come specchio per illumi- narne il controcampo.Tutto è giocato entro i confini di un’atmosfera sospesa e inquietante, quasi irreale, che in Drive diventa il set vero e proprio: scegliendo di adattare il proprio sguardo a un progetto non suo, Refn infatti non rinuncia a collaborare attivamente ai dettagli del copione di Hossein Amini, attuando scelte precise che possono rendere bene le idee che più gli stanno a cuore. Un esempio valido in tal senso è la scelta di mostrare l’attività di stuntmen del protagonista, impegnato di giorno nei set di film d’azione: caratteristica presente nel romanzo di James Sallis, ma assente nella prima stesura della sceneggiatura. Infatti, in Drive il cinema è una presenza costante e invisibile, un’ombra che sembra fare capolino continuamente a ogni angolo di strada, a ogni gesto, a ogni sguardo. Non a caso lo stesso villain interpretato da Albert Brooks racconta della sua attività di produttore di pellicole erotiche e d’azione negli anni Ottanta («Ai critici piacevano i miei film, ci trovavano un tocco europeo. Per me invece erano solo merda»), come a sottolineare un riferimento onnipresente e asfissiante che anche lo score elettronico di Cliff Martinez amplifica a dismisura.

Giacomo Calzoni, cineforum.it