Elephant man - Cineclub Arsenale APS

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ELEPHANT MAN

di David Lynch

Durata: 125'
Luogo, Anno: Gran Bretagna, 1980
Cast: Anthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, John Gielgud, Wendy Hiller, Freddie Jones, Michael Elphick, Hannah Gordon, John Standing, Dexter Fletcher, Phoebe Nicholls, Kenny Baker


Sinossi

Londra, seconda metà dell'Ottocento. A causa di una malattia molto rara, la neurofibromatosi, che gli ha dato sembianze mostruose, il giovane John Merrick viene esposto come "uomo elefante" nel baraccone di Bytes, un alcolizzato che campa sfruttando la sua mostruosità e lo tratta come una bestia. E' qui che Merrick viene scoperto dal dottor Frederick Treves, un chirurgo del London Hospital che convince Bytes a cederglielo per qualche tempo in modo da poterlo studiare e curare. Portato in ospedale e presentato a un congresso di scienziati, John si rivela ben presto agli occhi di Treves come un uomo di intelligenza superiore e di animo raffinato e sensibile. Mentre a lui si interessano sinceramente gli aristocratici londinesi, la principessa Alexandra e la famosa attrice di teatro Madge Kendal, il fuochista dell'ospedale tenta di sfruttare la sua presenza mostrandolo a pagamento a gente in cerca di emozioni. La notte stessa in cui John subisce un'incursione di avvinazzati e di donnine, condotti nella sua stanza dal fuochista, Bytes riesce a entrare non visto e a riprendersi "il suo tesoro", come egli chiama Merrick. Portato sul continente, il poveretto viene di nuovo esibito come una curiosità da baraccone, picchiato e rinchiuso nella gabbia delle scimmie finché, mossi a compassione, alcuni suoi compagni di "lavoro" lo liberano e John, con il volto coperto da un cappuccio, torna a Londra. Ma il destino ha ancora in serbo per lui gioie e dolori.


Critica

Opera seconda di Lynch, fotografata in un raffinatissimo bianco e nero (da Freddie Francis), il film ribalta completamente le regolere del genere: l'incontro con il «mostro» non scatena il nostro terrore ma il suo, perché racconta «la paura che ha Merrick di far paura». Il film diventa così una delle più commoventi riflessioni sullo sguardo e sulle responsabilità dell'istinto voyeuristico perché la vita di Merrick è narrata come un continuo confronto con gli sguardi degli altri: quelli «scientifici» dei medici divisi tra filantropia e vampirismo, quelli «commiserevoli» della buona società londinese, quelli «crudeli» del popolo che continua a vedere in lui un fenomeno da baraccone. «In questo modo l'uomo-elefante non rappresenta (come in Freaks di Browning) la parte nascosta e inquietante dell'uomo, ma lo specchio che ne rimanda l'immagine, il completamento di ognuno». Prodotto da Mel Brooks e sceneggiato da DeVore, Bergren e dal regista a partire dai libri di memorie su Fredrick Treeves e di Montagu, il film non ha niente a che vedere con l'omonima e parallela commedia teatrale di Bernard Pomerance, da cui fu tratto un telefilm verboso e fastidioso (The Elephant Man di Jack Hofsiss, 1980).

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