Escobar - Cineclub Arsenale APS

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ESCOBAR

di Andrea Di Stefano

Durata: 120'
Luogo, Anno: Francia, 2016
Cast: Benicio Del Toro, Josh Hutcherson, Claudia Traisac, Brady Corbet, Carlos Bardem, Ana Girardot


Sinossi

Nick pensa di aver trovato il paradiso quando raggiunge il fratello in Colombia. Una laguna turchese, una spiaggia d'avorio, onde perfette - è un sogno per questo giovane surfista canadese. Poi incontra Maria, una splendida ragazza colombiana. I due si innamorano follemente e tutto va benissimo fino a quando Maria presenta Nick a suo zio: Pablo Escobar.


Critica

Non c'è solo 'Narcos', la serie targata Netflix con Wagner Moura nei panni di Pablo Escobar (...). Anche il cinema rivendica la sua parte nel raccontare il signore della droga colombiano, e lo fa con un attore italiano, Andrea di Stefano, esordiente alla regia (...). Incredibile ma vero, per questa sua prima avventura dietro la macchina da presa Di Stefano ha avuto la disponibilità di due illustri colleghi: il metamorfico e mesmerizzante Benicio Del Toro e il più giovane Josh Hutcherson (...) un progetto ambizioso, a metà strada tra le logiche spettacolari hollywoodiane e l'intimismo psicologico europeo. (...) Le capacità attoriali e 'immersive' di Del Toro non sono una novità, e qui mette in bacheca un'altra signora prova, ma a stupire è Hutcherson che non si fa schiacciare dal collega, tenendogli testa non solo per osservanza di copione: lotta d'attori. Sono, Benicio e Josh, le chiavi d'accesso empatiche a un universo, e una storia, che Di Stefano si sforza di mantenere a mezza costa tra la mitologia stupefacente di Escobar e, complice lo specchio di Nick e Maria, il suo cóte più privato, se non intimo, la natura di capopopolo, di Stato parallelo, di Robin Hood molto sui generis. Poeticamente e, ancor stilisticamente questa intenzione si traduce in una terza via tra il 'Carlos' di Olivier Assayas, modello esplicito ma non raggiunto, e l'hollywoodiano 'Training Day': una sintesi che domicilia tensione documentarista e sviluppi action, ma privilegia sempre il sentimento all'azione, la violenza psicologica a quella fisica, la potenza all'atto. Sia chiaro, non mancano incongruenze e inverosimiglianze, ma 'Escobar' sa percorrere un'altra pregevole terza via, unendo a una facilità di regia d'impronta seriale l'anelito introspettivo autoriale, come fosse un pilot esteso con volontà - e velleità - d'essai. Per un esordiente 'in fuga' questo non è importante, è tutto.

Federico Pontiggia, Il Fatto Quotidiano, 25 agosto 2016