Frères Ennemis - Cineclub Arsenale APS

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FRèRES ENNEMIS

di David Oelhoffen

Durata: 111'
Luogo, Anno: Francia, 2018
Cast: Matthias Schoenaerts, Reda Kateb, Sabrina Ouazani


Sinossi

Nati e cresciuti in una periferia in cui domina la legge del narcotraffico, Manuel e Driss erano come fratelli. Da adulti però finiscono per prendere strade opposte: Manuel ha scelto di abbracciare la vita del criminale, Driss l’ha rinnegata ed è diventato un poliziotto.

Quando il più grande affare di Manuel va storto, i due uomini si incontrano di nuovo e si rendono conto che entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere nei loro mondi. Nonostante l’odio, fra tradimenti e rancori, riscoprono l’unica cosa rimasta a unirli nel profondo: l’attaccamento viscerale al luogo della loro infanzia.


Critica

Storia di amicizia, spaccio, tradimenti e vendetta. Nella capacità di immergere la dinamiche del cinema di genere dentro sfumature intime e sociali Frères Ennemis segue le tracce dei grandi film di Jacques Audiard. E non è un caso infatti che i due protagonisti siano proprio due volti/corpi già utilizzati dal grande cineasta francese – il formidabile Reda Kateb aveva un ruolo ne Il profeta, mentre Matthias Schoenaerts era il protagonista maschile di Un sapore di ruggine e ossa. Impressionante soprattutto l’intensità calda e allo stesso tempo trattenuta di Kateb, già protagonista di un precedente titolo firmato da David Oelhoffen, il western astratto Loin des hommes. Il discorso sui legami di sangue e sulla famiglia ricorda invece le atmosfere tragiche di James Gray. E sono, questi, riferimenti molto alti e certamente ingombranti per un film che però ha il merito di trovare una propria dimensione emotiva e di registrare alcuni momenti di grande potenza: come, ad esempio, la prima imboscata raccontata tutta dalla prospettiva adrenalinica di Manuel, il suo commiato straziato alla ex compagna e la magnifica scena di Driss che passa a salutare i genitori e viene allontanato dal padre.

Oelhoffen cura a fondo una tessitura che è prevalentemente psicologica e spirituale e confeziona un film proiettato ad altezza d’uomo sia nelle scene action sia in quelle private. I meccanismi del polar vengono rispettati e allo stesso tempo sfumati in una sempre più labile contrapposizione tra bene e male, amico o nemico. E alla fine gli unici sprazzi di luce, in questa cupa storia di gangster e poliziotti ossessionati dall’onore e dilaniati dal senso di colpa sono forniti dai personaggi femminili, madri e mogli obbligate a sopravvivere alla regola del gioco e ai suoi morti. Sono anche loro il controcampo sentimentale che scioglie Frères Ennemis in una qualità umanista differente e preziosa.

Carlo Valeri, sentieriselvaggi.it