I nostri ieri - Cineclub Arsenale APS

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I NOSTRI IERI

di Andrea Papini

Durata: 117'
Luogo, Anno: Italia, 2022
Cast: Peppino Mazzotta, Francesco Di Leva, Daphne Scoccia, Maria Roveran, Denise Tantucci


Sinossi

La passione per il lavoro spinge Luca, documentarista prestato temporaneamente all’insegnamento in una struttura carceraria, a ricostruire, per il saggio di fine corso, l’inspiegabile delitto del camionista Beppe. Durante la lavorazione dell’episodio i detenuti coinvolti nel laboratorio ritrovano un senso nel lavoro compiuto, mentre Luca, ripercorrendo a ritroso gli avvenimenti, incontra la rete dei legami familiari che ruotano attorno all’accaduto: la sorella della vittima, l’interprete della vittima, e la famiglia che ha abbandonato Beppe (compresa sua moglie, interpretata da Teresa Saponangelo).


Critica

La speranza è che questa sinossi riesca a trasmettere la grazia che il regista esordiente – ma esperto uomo di produzione e veterano dei set cinematografici e televisivi – Andrea Papini è riuscito a infondere nel suo film, fatalità così profondamente attuale. L’equilibrismo riuscito è doppio: da una parte, I nostri ieri riesce a essere cinema di impegno civile senza rinunciare alle potenzialità di intrattenimento della narrazione cinematografica – anzi, sfruttandole con intelligenza e senza lasciarsi trascinare nella lotta nel fango della retorica spiccia; dall’altra è in grado di raccontare la figura di un carcerato tenendosi distante sia dagli estremi giustizialisti, sia da quelli condiscendenti e pietistici.

Beppe è un uomo che ha fatto un errore madornale per il quale sta scontando una pena, giudiziaria e umana. Non è una scimmietta che si esibisce per soddisfare la nostra pietà e la nostra curiosità, non è un poverino e non è nemmeno un mostro. La mise en abyme del suo crimine, per la prima volta raccontato come lo ricorda lui e non come è stato formalizzato negli atti del processo, non lo giustifica né lo salva, non provoca comprensione e non cerca giustificazione. Ma fa il valido tentativo di titillare il superpotere dell’empatia, fors’anche nelle persone che berciano per un ritorno, nelle carceri italiani, a strumenti incostituzionali come la tortura o la pena di morte. Usare le nostre emozioni per colmare i vuoti e non per innalzare ulteriori muri: se ci ha provato la sorella della vittima – personaggio tangente alla narrazione principale, ma chiave del meccanismo umano al centro della storia – forse abbiamo il dovere di provarci anche noi.

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