Il Cerchio - Cineclub Arsenale APS

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IL CERCHIO

di Sophie Chiarello

Durata: 108'
Luogo, Anno: Italia, 2022
Cast:


Sinossi

Chi sono i bambini di oggi? Cosa pensano? Cosa vedono e cosa riescono ad afferrare del mondo degli adulti? Per rispondere, la regista Sophie Chiarello decide di seguire per cinque anni, con la sua telecamera, gli alunni di una classe elementare, abbassando il suo sguardo ad altezza bambino in modo da catturare il loro punto di vista sul mondo.


Critica

Il cerchio, con cui Sophie Chiarello torna alla regia a nove anni di distanza da Ci vuole un gran fisico, è l’unico film italiano presentato in concorso in Alice nella Città, la sezione parallela e autonoma della Festa del Cinema di Roma. Una scelta a suo modo audace da parte del comitato di selezione, e che viene naturale salutare con un applauso: mentre troppo spesso il cinema “di finzione” italiano sembra accomodarsi, scegliendo sempre la via più facile, sulla carta più remunerativa e soprattutto priva di spigoli, di curve cieche, di rischi, Il cerchio appartiene a un’altra razza, se non più nobile – almeno nel mondo della settima arte sarà legittimo elidere del tutto l’aristocrazia – sicuramente più sincera, appassionata, e in ultima istanza più interessante. Il film, con cui la regista torna al “documentario” a oltre dieci anni di distanza da Ritals – in quel caso l’opera era firmata in co-regia con la sorella Anna-Lisa –, parte da un’idea di per sé semplicissima, eppure deflagrante: seguire per cinque anni una classe elementare, dalla prima alla quinta, e anno dopo anno porre ai bambini domande universali e intime, spingendoli a riflettere da soli e insieme, a seconda dei casi. Cinque anni di riprese per raccontare l’ingresso consapevole nella vita “collettiva” di quelli che saranno gli adulti di domani. Cinque anni che rappresentano il primo reale momento di crescita, e che da un punto di vista cinematografico propongono una progettualità chiara, radicata nel tempo: Chiarello ha dunque seguito con la sua videocamera bimbe e bimbi della sezione B dell’istituto comprensivo Daniele Manin nel plesso Di Donato a Roma, nel cuore dell’Esquilino dal primo momento in cui hanno messo piede a scuola fino alla fine del loro percorso elementare. La scuola non è stata scelta a caso, visto che è il luogo in cui hanno studiato anche i tre figli della regista – che a loro dedica il film –, e il lavoro è stato portato a termine insieme alla maestra Francesca Tortora, in tutto e per tutto compartecipe alla realizzazione del film.

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