Il Faraone, il selvaggio e la principessa - Cineclub Arsenale APS

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IL FARAONE, IL SELVAGGIO E LA PRINCIPESSA

di Michel Ocelot

Durata: 83'
Luogo, Anno: Francia, Belgio, 2022
Cast: Serge Bagdassarian, Oscar Lesage, Aïssa Maïga, Didier Sandre, Claire de la Rue du Can


Sinossi

Sullo sfondo di un'architettura industriale, o di un cantiere edile, un gruppo di persone in pausa, riparato come in una caverna platoniana, chiede a gran voce alla statuaria narratrice di raccontare una storia. Lei raccoglie i loro desideri e ne racconta tre, ambientate in tre epoche e in tre luoghi diversi. Quella di Tanwekaman, che, dal Kush di tremila anni fa, parte alla conquista pacifica dell'Egitto, per diventare faraone e poter sposare la bella Nasalsa, soddisfacendo la richiesta impossibile della regina sua madre. Quella del figlio di un severo sovrano nella Francia del Medioevo, che libera un prigioniero e per questo viene condannato a morte, ma, graziato come Biancaneve dal guardiacaccia, vive come un selvaggio nella foresta, rubando ai ricchi per dare ai poveri. E quella del principe spodestato che impara a friggere frittelle, nella Turchia del diciottesimo secolo, e con quelle arriva al cuore della principessa delle rose, che di principi ne non ne vuol sentir parlare ma di avventure non vede l'ora.


Critica

Tre storie d'amore e di coraggio, in cui il sogno dell'appagamento sentimentale è ispirazione per l'impresa, che si declina così non ne modi della guerra ma in quelli della cura e della pazienza. L'amore arriva al termine di un'odissea che ha portato l'eroe a scoprire il mondo e se stesso, spesso disobbedendo al padre, in nome dell'adesione ad un percorso di vita diverso e personale. Storie di tempi difficili, di povertà e teste tagliate facilmente come frutti, ma raccontate da Ocelot con la sua inimitabile eleganza in 2D, con il suo modo intelligente di dosare i silenzi e lasciar parlare immagini spesso enigmatiche, che non dicono tutto e subito ma vibrano di speranza in un esito positivo, per quanto incredibile. Dopo il capolavoro Dilili à Paris, l'inventore di Kirikou torna a lavorare sulla narrazione orale, ripescandone il ritmo, le onde, le anafore tipiche dei racconti popolari, e la colora con i suoi pigmenti sontuosi, la illumina di riflessi di diamanti, la nasconde nei controluce rubati al teatro di carta. Ancora una volta, l'apparente ingenuità del suo disegno animato contiene un discorso impegnato (anche se qui meno schiettamente militante) sul fronte sociale, in particolare per quel che riguarda i personaggi femminili, e la sua tecnica è memoria e rivitalizzazione di altre tecniche, restituzione contemporanea di un sapere antico che è patrimonio eterno di bellezza. Le Pharaon, le Sauvage et la Princesse ci fa viaggiare da fermi in mondi lontani, che profumano di cannella, dove gli dei sono presenze gigantesche che pensano solo al loro orticello, mentre piccoli uomini e piccole donne, non visti, fanno la rivoluzione.

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