Il Sindaco del Rione Sanità - Cineclub Arsenale APS

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IL SINDACO DEL RIONE SANITà

di Mario Martone

Durata: 115'
Luogo, Anno: Italia, 2019
Cast: Francesco Di Leva, Roberto De Francesco, Massimiliano Gallo


Sinossi

Napoli, oggi. Antonio Barracano "sistema le cose" e risolve problemi: gli "ignoranti" che non hanno santi in paradiso si rivolgono a lui perché interceda in loro favore e Barracano, soprannominato "il sindaco", si presta volentieri a fare da mediatore, sulla forza della sua reputazione e del timore che sa incutere anche nei malviventi più incalliti del rione Sanità. Uno dopo l'altro, gli si presentano due guappi che "si sono sparati" (quasi) per sbaglio, un padre di famiglia taglieggiato da un usuraio, e il figlio di un panettiere che ha diseredato la progenie. E il "sindaco" mette tutto (e tutti) a posto, esponendosi in prima persona, nel ricordo delle ingiustizie subìte da ragazzo, quando era vittima dell'"astuzia che si mangia l'ignoranza".


Critica

Nel paesaggio del sindaco eduardiano, figura più ottocentesca, e distillata dall’interpretazione del suo autore, che si imponeva come unico giudice su un popolo ignorante e indifeso al camorrista odierno Martone (sceneggiatura scritta insieme a Ippolita di Majo) attua un duplice detour: nell’universo e nella lingua di Eduardo spogliati delle iconografie che gli si sono depositate intorno, e in quelli della napoletanità criminale «alla Gomorra». Non ha bisogno di azione o di scimmiottare i fatti in una pretesa di naturalismo perché la realtà la reinventa, anzi la anticipa nella parola. È qui che la sua regia di perfezione mai sovrastante consuma gli scontri, è qui che si giocano le strategie, che si palesano il nostro tempo e quelle eredità arcaiche o di sopraffazioni e di violenza, le miserie intellettuali prima che materiali, lo scontro tra diverse visioni di etica e di giustizia, i paradossi di una pacificazione «armata» che cerca di sanare il conflitto essendo trama del crimine. In questo movimento tutto cinematografico Martone rende dunque la parola immagine facendola scorrere nel corpo collettivo dei suoi magnifici attori – a cominciare da Francesco Di Leva nel ruolo di Barracano e Massimilano Gallo, in quello del suo antagonista, il fornaio Arturo Santaniello. E senza sparatorie, movimenti superflui o tronfi della macchina da presa – complice al montaggio nel respiro del film Jacopo Quadri – entra nella profondità dell’immaginario per liberarlo da stereotipi e facili identificazione facendo quello che il cinema sempre dovrebbe fare, cioè precedere, inventare e non assecondare del presente e del reale la sua piatta o più o meno gonfiata riproduzione.

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