Lamb - Cineclub Arsenale APS

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LAMB

di Valdimar Jóhannsson

Durata: 106'
Luogo, Anno: Islanda, 2022
Cast: Noomi Rapace, Björn Hlynur Haraldsson, Hilmir Snær Guðnason, Ingvar Eggert Sigurðsson


Sinossi

Maria e Ingvar sono una coppia di agricoltori e allevatori che vive in una fattoria isolata da qualunque altro insediamento e qualunque altra creatura umana. La loro vita è scandita dalle necessità del lavoro nei campi e della cura di un nutrito gregge di pecore. Tutto sembra procedere tranquillamente, ma fra Maria e Ingvar c'è troppo silenzio e intorno alla fattoria incombe una presenza oscura che visita il gregge incustodito. Un giorno i due coniugi aiutano una pecora a partorire un esserino del quale si innamorano a prima vista, e che iniziano ad accudire in casa propria, sottraendolo alla madre naturale. È l'inizio di una deriva che ha le sue radici in un vuoto che attraversa il passato della coppia, e che aprirà la porta alla tenerezza e al mistero.


Critica

Lamb, opera prima del regista sceneggiatore islandese Valdimar Johannsson, ha a che vedere tanto con lo svedese Border, nella sua rappresentazione di un sovrannaturale concreto e materico all'interno di ambienti nordici in cui la natura è dominante, quanto con il francese Ricky nel raccontare la genitorialità in una veste tenera e surreale, con un tocco di magia. Ma Lamb ha molto a che vedere anche con le leggende folk del Nord Europa piene di creature mitologiche e con il genere horror, non tanto a causa di quelle creature, quanto della tensione che sottende tutta la narrazione, sempre intrisa di minaccia. Noomi Rapace nel ruolo di Maria è straordinaria per intensità e pathos, e incarna una determinazione speculare alla sua disperazione. Lamb può essere letto come una metafora di quella determinazione disperata, pronta a superare qualsiasi limite e a trasgredire ogni legge di natura. Johannsson incastona i suoi personaggi in una natura incontaminata e indifferente agli esseri umani che cercano di dominarla attraverso l'agricoltura e la pastorizia, e si rifiutano di accettare il suo dominio. Anche il silenzio che circonda Ingvar e Maria (contrastato dalle musiche potenti del tappeto sonoro) si innesta in quella legge naturale che impedisce agli animali di esprimere verbalmente le proprie emozioni e rivendicare attraverso la parola i propri diritti. Ingvar e Maria non sono due "ignoranti zappaterra", leggono libri e ascoltano musica, conoscono la raffinatezza del pensiero alto e dei sentimenti più puri, come quello che li lega l'uno all'altra. Ma allo stesso tempo sono animali dagli istinti primordiali e ferini, pronti a prendere il sopravvento. La loro storia è divisa in tre capitoli che sono in realtà gli atti teatrali di una drammaturgia necessaria perché deve compiersi ad ogni costo, e il modo in cui ogni personaggio, umano o animale, entra in scena dà la misura dell'originalità narrativa e visuale del regista-sceneggiatore, che ha meditato a fondo ogni inquadratura, ogni quadro desolato, ogni spazio immenso oppure rigidamente delimitato, così come ogni luce accecante o invece carica di ombre. Lamb ti porta a credere all'incredibile, come fanno i suoi protagonisti, e allo stesso tempo ti accompagna verso un finale che rivela la profondità di certe ferite e l'irrimediabilità di certi percorsi umani.

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