LEZIONI DI PIANO - Cineclub Arsenale APS

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LEZIONI DI PIANO

di Jane Campion

Durata: 121'
Luogo, Anno: Australia/Francia, 1993
Cast: Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill


Sinossi

La protagonista è una donna con problemi di comunicazione con gli altri. È muta, vedova con una figlia, e per convenienza familiare deve sposare uno sconosciuto. Si trasferisce con lui in un'isola sperduta in Nuova Zelanda. Non le è concesso di suonare il piano, sua unica consolazione. Ma con l'aiuto di un uomo all'apparenza rozzo, in realtà molto sensibile, il suo desiderio sarà esaudito. Tra loro nasce un particolare idillio che farà uscire di senno il marito. Dopo colpi di scena degni di un melodramma, il lieto fine è d'obbligo.


Critica

Alla base della sceneggiatura della Campion ci sono tre fonti figurative e letterarie: la primaria è quella dell'idea di un pianoforte (e del resto il titolo originale è "The Piano"), protagonista su cui ruotano i vortici emotivi dei vari personaggi e causa scatenante degli sviluppi narrativi; poi, una serie di fotografie del popolo Maori, che forniscono la profondità primeva della cultura antropologica della regista; e infine, l'atmosfera del romanzo "Cime tempestose" di Emily Brontë, il cui romanticismo viene trasposto attraverso una sensibilità contemporanea. Il rapporto tra uomo-donna e tra umanità-natura, tipicamente temi del romanticismo ottocentesco, sono messi in scena dalla Campion con una modalità che fanno di "Lezioni di piano" un film molto moderno.

La decisione di rendere muta la protagonista non è una rinuncia a un ruolo, ma diviene invece una sorta di affermazione dell'identità femminile in una società, quella vittoriana, maschilista e conformista, dove non si deve parlare né esprimere alcuna passione anche se i personaggi le vivono. Ada non è silenziosa, comunica gli stati d'animo suonando il pianoforte che diventa la materializzazione della propria anima. La Campion attua un ribaltamento poi della figura maschile che determina anche lo sviluppo delle relazioni tra i personaggi. Il colto e signorile Stewart non capisce sua moglie, la trova strana, il suo mutismo non gli dà fastidio e pensa che Ada gli si possa affezionare, come il cane che lo accompagna. L'uomo, nella sua rigidità sociale e culturale, è ingabbiato e incapace di esprimere sentimenti nei confronti della donna. Proprio questo limite lo porta a non capire l'attaccamento di Ada al pianoforte, ignorante del fatto che lo strumento è la sua voce. Dall'altro lato invece, il rozzo e illetterato Baines è colui che in modo empatico comprende istintivamente la bellezza della voce interiore di Ada, innamorandosene quasi subito. Baines che vive tra i Maori, come un "selvaggio", secondo i loro costumi, in una capanna in mezzo alla foresta, a contatto diretto con la natura, è colui che invece riesce a esprimere il proprio tormento amoroso. Il pianoforte diviene così strumento di lotta, di possesso tra Baines e Stewart. E quando questi scopre che la moglie lo tradisce, segrega lei e la figlia in casa, pensando che l'isolamento possa guarire Ada dal mal d'amore per Baines. La donna instaura una relazione dominatrice tra lei e il marito: carezza il corpo di lui, ma gli impedisce di toccarla. Queste dinamiche sessuali mettono ancora più in evidenza, in diverse sequenze, la sessualità libera di Baines - con la Campion che arriva a inquadrare Keitel in un nudo frontale - che va alla scoperta del corpo di Ada con un gioco di scambi attraverso i tasti del pianoforte, in confronto alla sessualità repressa di Stewart, che più volte impedisce alla moglie di andare fino in fondo, nascondendosi nei suoi indumenti intimi, al contrario cercando di usarle violenza in un rapporto di forza, dove è il maschio nel talamo coniugale a essere parte attiva, mentre alla donna è riservato solo un ruolo passivo e dimesso.

Se la storia d'amore (im)possibile tra Ada e Baines e i rapporti di forza tra donna-uomo sono il tema moderno di "Lezioni di piano", è dal punto di vista stilistico che la Campion compie un salto di qualità. Innanzi tutto, abbiamo l'utilizzo di inquadrature che vanno dall'oggettiva alla soggettiva dei personaggi, fino ad arrivare a riprese irreali. Così l'incipit inizia con una realtà vista in soggettiva, attraverso la mano di Ada che si racconta con una voce fuori campo. La donna è inquadrata distesa prima con un'oggettiva sotto un grande albero, poi la macchina da presa, con un movimento lento, riprende lei e l'albero dall'alto. Le plongée improvvise si ripetono, come l'inquadratura della tazza di tè che sta bevendo Stewart, mentre confida i suoi dubbi sulla sanità mentale della moglie alla sorella; oppure, la geometrica inquadratura di Ada, Flora e Baines sulla spiaggia, alla fine di un pomeriggio in cui la donna ha suonato il pianoforte, la bambina ha ballato e giocato e l'uomo ha osservato e ascoltato. La messa in quadro di grande eleganza formale e di geometrica simmetria è osservabile negli interni, dove la profondità di campo dell'inquadratura evidenzia i ruoli dei personaggi secondo la loro disposizione sulla scema: quando Baines ascolta Stewart parlare della moglie esternando le proprie angosce; oppure durante la rappresentazione teatrale di Barbablù all'interno della chiesa; o ancora tutte le scene degli incontri amorosi tra Ada e Baines nella sua capanna. E la messa in serie degli interni con gli esterni, con inquadrature ariose, dove la forza della natura è rappresentata sia dalle onde del mare sia dal fitto groviglio della vegetazione, si trasforma in metafore pittoriche della violenza e complessità dei rapporti umani. Una visione romantica dove la rappresentazione materica degli eventi naturali - come la pioggia battente - sono preludio a scoppi di passione violenta. Del resto, quando Stewart scopre che Ada è ancora innamorata di Baines, in un impeto di gelosia irosa, le mozzerà il dito indice della mano destra con un'accetta e lo farà recapitare da Flora disperata all'amante della moglie.

Oltre al linguaggio cinematografico e la messa in scena, la Campion utilizza in chiave moderna anche la colonna sonora. Avvalendosi della collaborazione di Michael Nyman, compie un'operazione inusuale dell'utilizzo della musica da film: solitamente viene composta quando le riprese sono terminate e il compositore può lavorare sulla sceneggiatura e su un premontaggio. Per "Lezioni di piano", al contrario la colonna sonora è stata composta prima, non solo con il normale confronto tra regista e musicista, ma anche con l'intervento dell'attrice protagonista. Holly Hunter suona in presa diretta il pianoforte, ed essendo una discreta pianista, suggerisce a Nyman i temi a lei congeniali visto che la musica è parte determinante della personalità di Ada. Nyman quindi crea "un vestito su misura" di musica diegetica per le performance della Hunter su un tessuto di note extradiegetiche che sostengono le sequenze in esterni. La scelta di Nyman, storico collaboratore di Peter Greenaway di cui ha musicato tutti i suoi più importanti lavori, è compiuta dalla Campion perché da un lato aveva bisogno di una musica ariosa e barocca per la rappresentazione emotiva delle immagini, dall'altro Nyman è un rappresentante del minimalismo musicale che lavora sulla ripetitività ritmica e le influenze della musica moderna, necessarie per la realizzazione dell'idea che aveva la regista neozelandese. La colonna sonora diventa così la terza componente stilistica della complessa e armonica struttura filmica di "Lezioni di piano".

Antonio Pettierre, ondacinema.it