Lucky - Cineclub Arsenale APS

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LUCKY

di John Carroll Lynch

Durata: 88'
Luogo, Anno: USA, 2018
Cast: Harry Dean Stanton, David Lynch, Ron Livingston


Sinossi

Alla soglia dei novant'anni Lucky tiene fede al suo nomignolo. Pur fumando un pacchetto di sigarette al giorno e bevendo alcolici, le sue diagnosi mediche sono impeccabili. Ma dopo una caduta comincia a temere la morte e la solitudine.

Quando in un film tutto è prevedibile, ma il fatto che lo sia non ha alcuna importanza. Lucky è un film di attori, anzi di attore: un Harry Dean Stanton alle prese con la performance di una vita, in cui infonde elementi autobiografici e schegge delle maschere indossate in passato. Una parabola sulla paura della morte e su come affrontarla per ritrovare interesse e stupore nella vita.


Critica

Un omaggio cinefilo a un'icona del cinema, la cui associazione con il deserto, che circonda la cittadina in cui il film è ambientato, rimanda immediatamente a Paris, Texas.

E insieme ad altre mille interpretazioni di una carriera lunghissima: come quelle con David Lynch - nessuna parentela con John Carroll Lynch, il regista di Lucky - che qui si ritaglia il ruolo di un altro anziano solitario, più eccentrico e meno cinico di Lucky, fissato con una testuggine centenaria fuggita di casa. Metafora forse ovvia, ma ottimamente gestita, di un mondo che sopravvive al passaggio dell'uomo, alla caducità di esistenze che si affannano a lasciare un segno indelebile.

Tra tumbleweed che rotolano e tartarughe che si trascinano, scorre un piccolo film in cui cinismo e sentimenti possono felicemente convivere. Dove il lucido ateismo del protagonista è destinato a smussarsi e scendere a patti con la paura del vuoto, senza per questo compromettere gli ideali di una vita. O in cui è possibile commuoversi senza avvertire la forzatura di uno script costruito per estrarre lacrime, come nella scena della festa di compleanno, gioiello di spontaneità, o in quella - che pare quasi un omaggio a Una storia vera - del ricordo di guerra condiviso con un redivivo Tom Skerritt. "Sentirsi da soli e stare da soli sono due cose differenti" è solo una delle sentenze memorabili di un film semplice, schietto, all'antica, che si serve di un attore maiuscolo per zoomare su uno spicchio della vita, quello terminale, troppo spesso ignorato o trasfigurato in forme posticce.

Emanuele Sacchi, mymovies.it

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