Critica
È difficile trovare una definizione che contenga tutte le passioni, le manie, gli amori, gli interessi e, alla fine, il lavoro vero e proprio di Daniele De Michele, scrittore, ricercatore, intrattenitore, dj, appassionato di gastronomia, anzi "attivista del cibo" come dice di lui il New York Times raccontando del suo alter ego Don Pasta, capace di muoversi con sicurezza tra media diversi, dalla radio alla tv al web, è anche da qualche tempo regista. Ed è in queste vesti che arriverà alla prossima Mostra di Venezia, con un nuovo lavoro (dopo I Villani che era stato presentato alle Giornate degli Autori nel 2018), intitolato Naviganti. Prodotto dalla Apulia Film Commission e Fondazione Con il Sud nell'ambito del progetto Social Film Production con il Sud, Naviganti è un documentario ma anche un racconto, un documento e una visione, con il quale De Michele prova a raccontare quello che è accaduto agli artisti durante la pandemia, la quotidianità dentro e fuori il lockdown di quattro personaggi, "una scenografa disoccupata, un musicista senza spettacoli, un contadino poeta, documentando il modo in cui sono sopravvissuti a un conflitto esterno e interno", racconta, "sentivano che in questa crisi le cose fragili avrebbero rischiato di scomparire. Avevano bisogno di un'idea per uscire dalle acque torbide e fu così che divennero... naviganti". Gli artisti coinvolti sono Daniele Sepe, uno dei migliori e più apprezzati musicisti italiani, Modesto Silvestri è un contadino e pastore del beneventano, ma anche un poeta visionario, già coinvolto da De Michele nel precedente I Villani, Giulia Bonaldi è artista e illustratrice di Castiglione D'Adda, nella prima zona rossa d'Italia, e Marco Revelli, sociologo del lavoro, intervistato da una giornalista radiofonica, Giustina Terenzi, di Controradio.
repubblica.it