Nico, 1988 - Cineclub Arsenale APS

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NICO, 1988

di Susanna Nicchiarelli

Durata: 93'
Luogo, Anno: Italia, 2017
Cast: Trine Dyrholm, John Gordon, Anamaria Marinca


Sinossi

Miglior film di Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, acclamato dalla stampa nazionale ed internazionale, Nico, 1988 è un road-movie dedicato agli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico, musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna dalla bellezza leggendaria. Susanna Nicchiarelli dirige una straordinaria Trine Dyrholm, per raccontare la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.


Critica

La Nico di Susanna Nicchiarelli non è quella che in The Doors di Oliver Stone praticava una fellatio a Jim Morrison in ascensore. Quella che cantava con e per i Velvet Underground, e che - dice la protagonista di Nico, 1988, ricordando quel periodo - prendeva "un sacco di LSD".

Quella Nico lì, la Nico bellissima e adorata dagli uomini, modella, cantante e musa, forse non è mai nemmeno esistita: se non nello sguardo e nel desiderio di chi le era accanto. Forse non è mai esistita perché se vinci e basta, come stava vincendo e basta lei, nata sulle macerie della Berlino del dopoguerra e fiorita nella factory di Andy Warhol, allora non hai vissuto davvero. Perché l'icona non è la persona. Eppure è con quel fantasma, ancora evocato da tutti, e con altri del suo passato, ancora più ingombranti, che Christa Päffgen si deve continuare a confrontare nel 1986: due anni prima della sua morte, quando è vicina ai cinquant'anni, quando ha conosciuto i baratri dell'eroina, dell'insuccesso, e gira l'Europa su un pulmino scalcinato per suonare la sua musica, la musica per cui non viene mai ricordata, di fronte a sparute platee tra Anzio, Praga e Manchester. E proprio perché sconfitta a più riprese della vita, ammaccata e appesantita, quella Nico lì è più viva che mai. E i fantasmi, suoi e degli altri, se li lascia alle spalle. Grazie anche a una performance ipnotica, rabbiosa e dolente di Trine Dyrholm, la Nico di Susanna Nicchiarelli è una combattente: una che vince o che perde ma che la sua partita la gioca sempre, e la gioca con le regole stabilite da lei, fedele ai suoi principi, ai suoi desideri come alle sue dipendenze. È a forza di scontri e incontri, con le persone e con la vita, che questa Nico - non necessariamente "vera", ma più vera e viva di quella bionda e bellissima dell'ascensore - costruisce e tutela sé stessa, i suoi affetti, la sua musica, la sua poesia. La sua famiglia. Perfettamente a suo agio nella prigione dell'inquadratura in 4:3, che fa fatica a contenerla, questa Nico si spinge con tutta la sua forza verso quel lato dello schermo che confina direttamete con il nostro sguardo e le le nostre emozioni.

Episodico, ellittico, reale e onirico assieme e a fasi alternate, il film della Nicchiarelli racconta una riscossa e una vittoria laddove sarebbe stato così facile leggere una sconfitta: quella di una donna (non di una star, non di un'icona) che è caduta ma che - in uno o un altro - si è sempre rialzata, che ha perso un figlio e lo ha riconquistato, che ha riempito sempre con quello che aveva dentro di sé, con i suoi demoni e con la sua musica, il vuoto dei vertici del successo come quello gli abissi che gli son seguiti. Cinema vivo, che non ha paura di ammaccarsi o farsi male, e che vince per questo. Come Nico.

Federico Gironi, comingsoon.it