Nightwatching - Cineclub Arsenale APS

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NIGHTWATCHING

di Peter Greenaway

Durata: 134'
Luogo, Anno: GB, 2007
Cast: Martin Freeman, Emily Holmes, Michael Teigen


Sinossi

Rembrandt, insieme a Caravaggio e Vermeer, è sicuramente uno dei pittori più cinematografici di tutti i tempi, quello che più ha ispirato il cinema grazie al suo sapiente uso della luce. Un film che "dipingesse" la sua storia e il suo mondo di luci e ombre non poteva che essere girato da un regista dallo spirito pittorico ed estetizzante come Greenaway, studioso di arte e pittore prima ancora che regista.


Critica

Forse anche per affinità ideologiche e personali, il regista gallese ha scelto di raccontare un particolare periodo della vita di questo mugnaio di provincia diventato in poco tempo, a soli 23 anni, una celebrità nell'Olanda del '600: un "mélange tra Mick Jagger e Bill Gates" (parole di Greenaway), se avesse vissuto nella nostra epoca. Nightwatching indaga proprio sul punto di rottura, sul momento di passaggio in cui la carriera di questo artista all'apice del successo ricevette una scossa, portandolo sul lastrico non solo a livello economico, ma anche sociale e personale.

Ambientato nel 1642, il film racconta la genesi del suo più celebre dipinto, "Nightwatching" ("La ronda di notte") appunto, inizialmente intitolato "La milizia", ritratto di gruppo di una milizia civica di Amsterdam. Lavorando al dipinto, Rembrandt scoprirà la cospirazione che i suoi committenti stanno orchestrando, e ciò lo spingerà a trasformare coraggiosamente il dipinto in un vero e proprio atto d'accusa contro i potenti.

Da qui l'inizio delle sue sventure, che Greenaway ha voluto indagare, costruendo una vicenda che si muove tra misteri criminali, satira politica e passioni amorose, e ripercorrendo la vita del pittore e di chi gli stava attorno all'epoca.

Il racconto di un crollo, del decadimento di un uomo che, a differenza dei tanti ritratti di artisti sregolati visti al cinema, è dipinto da Greenaway innanzitutto come un uomo comune, carnale e con i piedi per terra. Un uomo semplice, di provincia, ritratto anche nel suo lato più materiale e sgradevole, ma proprio per questo più autentico e ironico (merito anche dell'interpretazione dell'appesantito Martin Freeman, lontano dai suoi consueti ruoli comici, british e un po' "sfigati"). Quasi mai ritratto nell'atto del dipingere, come ci si potrebbe invece aspettare da una biografia d'artista, il personaggio di Rembrandt trova la sua forza nei comportamenti quotidiani, nel rapporto con la moglie, nei suoi sogni visionari, ma soprattutto nell'abilità del regista di costruire in ogni immagine dei veri e propri tableaux vivant, dei giochi chiaroscurali di luci e ombre che sono la perfetta trasposizione in movimento dei dipinti/fotogrammi di Rembrandt, autentico anticipatore della settima arte.

Il movimento dei personaggi nel campo non fa che arricchire la sua pittura. E, a differenza che in altre opere di Greenaway, qui il suo stile intrinsecamente pittorico, curatissimo ed estetizzante, non scivola mai nel freddo manierismo, ma è funzionale alla messa in scena e al contenuto di un profondo e coinvolgente ritratto d'artista. Un artista che probabilmente è stato, senza saperlo, il primo uomo di cinema della storia.

Chiara Renda, mymovies.it