Quijote - Cineclub Arsenale APS

loading...

QUIJOTE

di Mimmo Paladino

Durata: 75'
Luogo, Anno: Italia, 2006
Cast: Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ginestra Palladino, Enzo Moscato, Alessandro Bergonzoni


Sinossi

In un paesaggi di campi e rovine si muovono un gruppo di figure assieme umili e mitiche, poetiche e popolari. Sono i personaggi di un Don Chisciotte ricostruito dentro molteplici dimensioni temporali e differenti orizzonti immaginari. Armato di scudo e di lancia così come di una profonda cultura letteraria del Novecento, l'Hidalgo della Mancha rivive fra tralicci e pale eoliche, edifici incompiuti e sculture arcaiche, accompagnato da un Sancio Panza ironico e sornione. Rintanato con ardimento in una folle visione del mondo e dell'arte, popolata di donne angeliche e di maghi affabulatori, il cavaliere errante arriva a incontrare la morte e ad accettare l'ineluttabile mediocrità della realtà.


Critica

Figura maledetta per il cinema (da Orson Welles a Terry Gilliam) ed emblema di un orizzonte dell'irrappresentabile anche in letteratura (il Pierre Menard di Borges), il Don Chisciotte di Cervantes è la figura che accompagna Mimmo Paladino nel passaggio dal mondo dell'arte plastica e figurativa verso quello delle immagini in movimento. Passaggio tutto sommato "morbido", se si considera che l'artista beneventano si avvicina al linguaggio del film in conformità con quel suo stile e quella visione che tende a far confluire e deflagrare un mondo di segni eterogenei. Così, come se avesse di fronte a sé una tela ampia su cui disporre assieme elementi arcaici e avanguardistici, Paladino combina riferimenti aulici e sentimenti popolari in un materiale nobile da integrare al panorama del beneventano (siamo a Paduli, il paese d'origine dell'artista).

Quijote è cinema d'artista nel senso che a tale definizione veniva dato negli anni Settanta, quindi non semplicemente un cinema fatto da pittori o scultori, ma film pensati e realizzati come un quadro, come un lavoro con una materia fatta di luce, movimento e suono al di là di ogni essenza narrativa. Il fatto che l'idea di questa "opera d'arte cinematografica" propriamente detta venga applicata su uno dei nuclei fondanti della letteratura moderna non è tuttavia un elemento di rottura, quanto il calco di un processo per far sconfinare reale e fantastico. Se Don Chisciotte è un ottimo Peppe Servillo che cita riferimenti letterari labirintici e bizantini come Borges o Joyce e gioca a scacchi con la morte come ne Il settimo sigillo, Sancio Panza è un'altra voce famosa (Lucio Dalla) che gioca con la giovialità poetica e gaudente del repertorio del cantante bolognese. A loro volta, Bergonzoni viene chiamato a incarnare uno stregone chiuso fra i suoi libri e intento a giocare con articolazioni fonetiche e non-sense, mentre Edoardo Sanguineti reinterpreta gli episodi correlati di Cervantes muovendosi in sovrimpressione fra i quadri di Paladino.

Questo dialogo fra rimandi e dispositivi, fra elementi immanenti e paesaggi metafisici, compone un quadro d'insieme che è anche un meraviglioso elogio della follia. Un invito a vivere gli entusiasmi vitali e gli afflati artistici dell'arte prima che la caducità della vita non imponga le rovine della realtà.

Edoardo Becattini, Mymovies.it