Rosa L. - Cineclub Arsenale APS

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ROSA L.

di Margarethe von Trotta

Durata: 122'
Luogo, Anno: Germania, 1986
Cast: Barbara Sukowa, Daniel Olbrychski, Otto Sander, Charles Regnier, Barbara Lass, Karin Baal


Sinossi

Il titolo letteralmente significa La pazienza di Rosa ovvero Rosa Luxemburg, che dal carcere di Wronke, Germania, scrive le sue memorie di rivoluzionaria intellettuale, dall'infanzia trascorsa in Polonia fino ai fermenti sociali di fine '800 che precederanno la Rivoluzione d'Ottobre del 1917. Racconta dell'esperienza del carcere zarista per la sua attività rivoluzionaria socialista accanto a Leo Jogiches col quale convive e dal quale poi si separa. Dedicatasi poi al giornalismo di sinistra, finisce in carcere anche a Berlino. Coinvolta nei moti rivoluzionari del 1918 viene assassinata dai militari al potere nel 1919. Suggestiva la ricostruzione dell'ambiente


Critica

Mentre la barbarie annega vite umane, mentre si spegne la luce nei cuori e sulle coscienze, il socialismo di Rosa Luxemburg ancora, prepotente, illumina la strada da seguire. In memoria del centenario del suo assassinio, insieme quello di Karl Liebknecht, la regista tedesca Margarethe Von Trotta racconta a Left la “sua” Rosa, paziente ed impaziente. Quella narrata nella sua pellicola, Rosa L., premiata a Cannes nel 1986 per la migliore interpretazione della protagonista femminile Barbara Sukowa.

«La mia Rosa ha una vita privata, è umana, emozionale, determinata, amante della natura, in cui trova calma e conforto, innamorata di Leo Jogiches tanto da desiderare accanto a lui una vita quasi borghese, paziente nella sua malattia ed impaziente nella lotta», spiega la regista.

«La prima volta che essere donna è stato per me un vantaggio nel mondo del cinema – ricorda la regista – è quando mi dissero che dovevo essere io a dirigere il film, dopo la morte di Fassbinder. Me lo chiesero proprio in quanto donna. Allora mi sono guardata dentro e ci ho messo quello che volevo io, quello che volevano le donne di quel periodo storico, gli anni 80 del secolo scorso, quello che voleva Rosa, così determinata pur essendo così piccola, neppure un metro e cinquanta, e con grandi problemi di salute. Sono stata una studentessa, ho letto nella sua anima grazie alle lettere, oltre che alle opere politiche, e ho voluto restituire il suo vero linguaggio: bello, forte, poetico, stringente e sensibile. Le lettere che mandava dal carcere finivano sempre con l’invito ai compagni e ai suoi cari ad essere sereni e ad essere pazienti e questo è un grandissimo messaggio».

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