Sogni d'oro - Cineclub Arsenale APS

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SOGNI D'ORO

di Nanni Moretti

Durata: 97'
Luogo, Anno: Italia, 1981
Cast: Laura Morante, Alessandro Haber, Nanni Moretti, Nicola Di Pinto, Mario Colli, Miranda Campa


Sinossi

Giovane regista alle prese con l'opera terza, Michele Apicella è assalito da sogni e incubi di varia natura. Non lo aiutano la petulante madre con cui vive, due coetanei di provincia che vogliono seguirne il lavoro sul set né, tanto meno, un volgare e invadente collega impegnato nella realizzazione di un musical sul Sessantotto. Mentre la produzione del suo La mamma di Freud va avanti, si acuiscono le idiosincrasie verso la smania del dibattito, il chiacchiericcio pseudo-intellettuale, la volgarità.


Critica

Premiato con il Leone d'argento - Gran premio della giuria (ex aequo con Non portano lo smoking di Leon Hirszman) al Festival di Venezia del 1981, il terzo lungometraggio di Nanni Moretti appartiene di diritto alla categoria dei cosiddetti film-bilancio. Forse un po' presto per un autore di neanche trent'anni, sebbene il risultato, certamente autoreferenziale, frammentario, anche irritante, giustifica il tiro alto. In questa quasi autobiografia dall'andamento schizofrenico, a distanza di anni, si trova molto di più di quanto si percepì all'epoca, quando il titolo fu inserito all'interno dell'improvvisata congerie dei "nuovi comici" eppure ugualmente guardato con sospetto per la mancanza di una sua omogeneità alla categoria. In effetti, Sogni d'oro è un lavoro di difficile classificazione: non è soltanto il fuoco di fila di trovate spesso esilaranti e di personaggi di culto immediato (il Freud di Remo Remotti, il campione dei dibattiti Dario Cantarelli con il tormentone del "bracciante lucano, del pastore abruzzese e della casalinga di Treviso"), ma anche una seria analisi sul disagio e sulle nevrosi condotta attraverso una parodia di quella metà oscura - il finale alla Dottor Jekyll - insita in ognuno. Capace di far coesistere umorismo e angoscia, satira e scoramento, si tratta del tassello che meglio definisce il personaggio-Moretti prima maniera, paradosso di un uomo di cinema in grado di far ridere senza rientrare in nessuna categoria critica preconfezionata quanto in un sarcasmo spesso davvero feroce e frutto di un insieme di stimoli diversi.

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