Te l'avevo detto - Cineclub Arsenale APS

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TE L'AVEVO DETTO

di Ginevra Elkann

Durata: 100'
Luogo, Anno: Italia, 2024
Cast: Valeria Tedeschi, Alba Rohrwacher, Greta Scacchi, Riccardo Scamarcio, Danny Huston, Valeria Golino, Marisa Borini , Sofia Panizzi, Bruno Pavoncello


Sinossi

Alla sua seconda prova di regia dopo 'Magari', Ginevra Elkann racconta una rete di rapporti famigliari disfunzionali, di disturbi alimentari e di ossessioni malsane ambientato nell'ambiente sociale che conosce meglio, quello dell'alta borghesia. 


Critica

Te l’avevo detto scoppia di modernità: l’ambito descritto all’interno del lungometraggio parte da un situazione per certi versi familiare anche se estremizzata (una Roma invasa da un’ondata esagerata di calore a dicembre), anche se però quasi fin da subito è chiaro che il contesto di riferimento è solamente un teatro di posa dove si muovono i nostri personaggi, veri portatori dell’azione filmica, mentre il background rimane fin troppo passivo. Ci troviamo, effettivamente, di fronte ad un paradosso: le varie figure che si alternano su schermo, dal prete Bill (Danny Huston), alla pornostar Pupa (Valeria Golino), dalla giovane Mila (Sofia Panizzi) all’alcolizzata Caterina (Alba Rohrwacher) vanno a scontrarsi con la bidimensionalità dell’ambiente, nonostante tutti i personaggi siano, al contrario, tridimensionali.

È chiaro, quindi, che il contesto catastrofico che vediamo in Te l’avevo detto ha un’importanza più deficitaria di quanto si possa aspettare ad un primo sguardo: in tal senso l’ambientazione sembra voler catturare più l’istantanea di uno stato emotivo (in questo caso la paura dell’essere umano per una possibile fine imminente in piena coerenza con il disastro climatico che stiamo vivendo), che un vera e propria dimensione tangibile. E questa intangibilità, ad un certo punto della storia, diventa così tanto immateriale che non ha più valore né contenutistico né narrativo, perdendo forse il suo valore più importante che è quello di dare una direzione al progetto.

In una confusione generale in cui non è più chiara la bussola, i vari personaggi che abbiamo già citato, però, rivelano finalmente sé stessi, incontrando un’epifania di grande spessore. La Elkann quindi ha probabilmente voluto rinunciare alla cornice del suo film, per dare maggiore peso ai suoi protagonisti, un sacrificio necessario, ma comunque pesante perché fa muovere le sue creature filmiche lungo fili invisibili ed ignoti, senza apparenti obiettivi, in una sorta di caccia metafisica a qualcosa che non c’è. L’esempio perfetto è proprio rappresentato da questi fantomatici laghi che vengono nominati spesso all’interno della pellicola e che dovrebbero incarnare una specie di luogo dello spirito, un Paradiso che dona refrigerio da questa calura diffusa. Sì, perché più andiamo avanti in Te l’avevo detto, più ci accorgiamo che tale posto non sembra essere vero realmente ed è più un concetto dalla forma indefinita, che una dimensione concreta. È quindi così strano vedere personaggi così ben scritti, così violentemente fisici nei loro vizi e peccati andare invece a sbattere contro un muro di illusioni. Un’incomunicabilità progettuale che, inevitabilmente, va ad impattare direttamente sulla percezione che il pubblico ha della storia, che, alla fine, non sembra narrare niente, mentre i vari peccatori raccontano già tutto, esaurendo il tema della pellicola. Va detto, comunque, che la narrazione del lungometraggio sembra trovare una formula perfetta per costruire i dialoghi e i personaggi stessi, al di là di questa ricerca inconcludente.

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